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Non è mai doveroso difendersi con le armi, dice la Chiesa Cattolica.
Gesù è venuto come uomo a vivere come uomo. Ad insegnarci ad essere uomini. Questo lo aveva capito perfino un indù.
Non è la forza delle armi che assicura la sicurezza e la vittoria.
Sorella Angela Musolesi
Presidente Edizioni Carismatici Francescani
3 gennaio 2008
Contro la guerra
il Cardinale Lorscheider (1924-2007) si esprime contro la guerra.
«Con
la guerra si perde tutto»
Intervista al
Cardinale Aloisio Lorscheider
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da
Il Resto del Carlino - 17 dicembre 2001 - 308 Kb
Europe
shake up !
( Europa
scuotiti e prendi forza )
Introduzione
Come al solito, è sopra tutto il fattore economico a influenzare
e a decidere la partita. Non solamente quel fattore, d'accordo, ma
diciamocelo francamente: nella richiesta effettuata dagli Stati Uniti
d'America su come affrontare Bin Laden e i suoi adepti, ivi compresi
gli Stati che danno loro sostegno, nel caso di specie l'Iraq di Saddam
Hussein - che sostengono essere il motivo saliente per cui Oltreoceano
vogliono dare inizio a una guerra preventiva- quali sono stati gli
unici due Paesi europei che hanno opposto riserve e resistenze alla
richiesta di un incondizionato "sì" all'attacco a Bagdag? La
Germania e la Francia: gli unici due Paesi europei a economia "forte"
(la Germania non veleggia altrettanto bene che la Francia, ma è
pur sempre il principale contribuente al bilancio dell'Unione ed è
un Paese con una buona tenuta economica). La riottosità tedesca
e francese alla belligeranza, lungi dall'essere ispirata da pacifismo
e/o motivi umanitari (oltre ad aver evidenziato il futuro assetto
egemonico del Continente Europeo), ha posto in rilievo la rozzezza
della politica estera americana.
Sergio Romano e il ragionar di fino
L'ex ambasciatore Sergio Romano, sul Corriere della sera dell' 11
febbraio 2003, ha scritto, in relazione alla politica dell'attuale
Amministrazione americana: " E' giusto imporre una guerra agli alleati
e costringerli a collaborare? E' giusto desiderare il sostegno dell'Europa,
ma incoraggiare le sue divergenze e distribuire note di biasimo ai
dissenzienti?". Ma caro Dottor Romano, questi sono ragionamenti fini,
mica tutti sono in grado di recepirli! Qui non si tratta di far uso
dello stereotipo sugli americani, perché ci hanno pensato da
soli ad allinearsi allo stereotipo.
L'appoggio agli Stati Uniti fornito dai 10 Paesi (i Dieci di Vilnius)
dell'ex Europa dell'Est, che sono, è opportuno ricordarlo,
candidati all'ingresso nella Nato, appoggio che si è unito
alla lettera degli "Otto", pone in risalto il potere economico nonché
la strategia economico-militare che gli USA adottano a livello
planetario . E' del tutto evidente infatti che i Paesi dell'ex
Europa dell'Est, molto poveri, hanno ricevuto precise garanzie economiche,
da parte degli USA (l'indotto economico derivante dalle basi NATO
sul proprio territorio, non indifferente, lo ha già appalesato
un polacco, mi pare il Ministro degli Esteri). Il denaro come arma
strategica è stato sempre usato, da che mondo è mondo,
ma in questo modo è troppo smaccato. Di solito si salva l'apparenza.
Da che mondo è mondo. Stop agli investimenti USA in Germania,
stop al contributo alla Turchia. Si muovono come elefanti. In modo
pesante. E sarà pesante per tutti. Una guerra preventiva porta
in sé conseguenze incalcolabili, non solamente per le ritorsioni
dei terroristi, ma proprio per il concetto innovativo che questo
"casus belli" porta in sé: d'ora in poi qualunque Stato
si sentirà in diritto di minacciare un altro ai sensi della
nuova dottrina militare. E poi: anche un bambino avrebbe seri dubbi
sul fatto che sia il gas nervino (e connessi) la causa di questa guerra.
E' vero che Saddam ha disatteso 14 risoluzioni dell'Onu, ma ci sono
altri modi per risolvere questi problemi. Gli USA e i loro amici israeliani
non sanno fare uso dell' Intelligence in modo adeguato?
Intelligence, o ispezioni unite a questa, o qualche altra ultima proposta
formulata, dovrebbero essere le armi per disattivare Saddam. Ma non
la guerra. Gli Stati Uniti (con la Russia e la Cina) non hanno voluto
aderire al Tribunale Penale Internazionale contro i crimini di guerra:
possono dire di avere la coscienza a posto in tutto? E se no, perché
non porre la mano felpata (con polso d'uopo), al posto del pugno di
ferro?
L'OTAN e l'offerta a Martino
La Nato (l'OTAN) e gli aiuti economici sono usati senza mezzi termini
come contraltare per l'appoggio profuso. Anche in relazione all'Italia.
Gli USA hanno offerto a Martino (Ministro della Difesa) la carica
di Segretario Generale della Nato. Hanno offerto, la Segreteria
Generale della Nato. E' l'ennesima dimostrazione che gli USA considerano
la Nato come il Re Sole considerava la Francia: "L'État c'est
moi". E i nostri politici? Hanno accondisceso subito alla richiesta
statunitense di condividere questa guerra preventiva, senza "ma" e
senza "se", e senza nemmeno cercare di ottenere altro, per esempio
posizioni di prestigio per i nostri vertici militari.
Abbiamo mandato gli alpini, i nostri soldati migliori, potevamo
almeno tener duro sul no e ottenere incarichi di prestigio per i nostri
rappresentanti militari
Eppure abbiamo mandato gli alpini, i nostri soldati migliori, a combattere
in Afghanistan. Sono uomini pronti a combattere, non mammolette o
orsoline. Sono stati richiesti per azioni di bonifica, non di peacekeeping.
E che cosa ci offrono in cambio gli statunitensi? Quisquilie
o quasi. Certo l'incarico a Martino è di quelli che rimangono
nella Storia, ma era stato ventilato un anno fa, ben prima che sorgesse
l'attuale situazione internazionale: dato che siamo ben più
che una semplice appendice geografica, potevamo e dovevamo tener duro
sul no a questa guerra. E se non per principi umanitari, di cui gli
uomini di governo difficilmente sono imbevuti, almeno per il prestigio
del proprio Paese e degli uomini che lo rappresentano, degli uomini
che lo difendono, il nostro Presidente non doveva essere così
prono.
Ma è un politico uno che cala così velocemente
"le mani"?
Ma è un politico uno che cala così velocemente "le
mani", in segno di resa alla volontà altrui? Insegnano le consuetudini
del diritto internazionale che è opportuno prendere tempo,
sempre. Prendere tempo non è mai perdere tempo. Questa è
una delle prime regole che insegnano. Vorrei sapere: quanti, tra i
politici "interventisti," quanti tra coloro che sono stati così
veloci a propugnare la via belli (via bellica) ,
hanno fatto il servizio militare? Berlusconi ha prestato il
servizio militare? E Martino?
Veloce a dir di sì a nome nostro, ma lui ha fatto il
servizio militare?
E se non l'hanno fatto, con quali motivi sono stati esentati? Figli
unici con nonna vedova, insufficienza toracica o che altro?
Si sa: una guerra è sempre una sconfitta che lascia ferite
indelebili su ogni persona che è parte in causa. E questa ne
lascerà più delle altre: perché, come ha detto
il Papa, è anche illegale. Essere contrari ad essa non significa
far sfoggio di antiamericanesimo, che non ci possiamo nemmeno permettere,
strategicamente parlando. Tutti riconoscono, USA compresi, quando
sono "in vena", che l'Europa è apportatrice di quei valori
etici di cui il pianeta ha bisogno. Il Diritto è nato in Europa,
la Cultura è europea, come ben sanno gli amici americani. Essi
sono, invece, gli Innovatori, i dominatori dell'Era tecnologica. Ma
il buon senso dovrebbe far capire che non possono trattare l'Europa
come un loro vassallaggio, sebbene investano in spese militari anche
per la difesa dell'Europa, di quell'Europa che a causa delle esigue
risorse economiche investite nel settore militare è in loro
balìa. Ecco, questa guerra che sta per iniziare ha fatto capire
che il motto "si vis pacem, para bellum" (se vuoi la pace prepara
la guerra), dovrebbe essere modificato, a scanso di equivoci, e di
assenso a guerre preventive, in: " Si vis pacem, praeparat defentionem.
L'Arma dei Carabinieri e il Bilancio della Difesa
Gli Stati europei spendono poco per il Bilancio della Difesa.
Bilancio della Difesa che, per l'Italia, non dimentichiamolo, comprende
anche l'attività dell'Arma, quella più amata dagli italiani:
l'Arma dei carabinieri.
Non si tratta, ovviamente, di voler competere con gli USA
nelle spese per gli armamenti, ché sarebbe assurdo, né
di condividerne la stessa logica strategica, si tratta semplicemente
di non farsi dare del pirla (alla povertà di mezzi, diceva
Quintiliano, s'aggiunge quasi sempre il disonore).
Perché quando non si è in grado di difendere
autonomamente il proprio territorio, è chiaro che si è
soggetti a ingerenze e ricatti, o a non tanto amichevoli pressioni.
Si tratta di porre in essere "the bilance policy".
Europa prendi coraggio
L'Europa deve e può avere un ruolo importante nella scena
politica internazionale: ma ora non ha né capacità di
negoziazione, lo si è visto, né peso politico, né
misura della sua potenzialità. E' tempo, Europa,
che prendi coraggio. Adesso. La gente ha espresso in
maniera forte, in Italia come altrove, il no alla guerra, il no alle
teorie squinternate, il no alla politica del pronaggio al più
forte. Tanta gente, i dogmatici del no e i realisti del no, hanno
espresso in modo forte il proprio dissenso. E' da rilevare che
le manifestazioni di piazza "contro" (un governo, una guerra), non
hanno mai conseguito alcun risultato (Thiennammen ne è uno
degli ultimi esempi più eclatanti): la folla non ha mai ottenuto
molto, e le guerre sono sempre state decise da pochi per tutti (così
come le rivoluzioni. Le uniche rivoluzioni che hanno funzionato non
sono state quelle "di piazza"; pensiamo a quella russa o alla marcia
su Roma: in entrambi i casi, sono state decise e promosse da quattro
gatti). Onestamente, anche questa volta non si è riusciti a
ottenere qualcosa. No, la guerra non è stata posticipata, perché
da per lo meno un mese si parlava della data che ora viene declamata
da Bush junior. Però, in occasione di questo evento del
"no" alla guerra, non vi è stato uno schieramento di una parte
politica contro un altro schieramento politico (pertanto, se usiamo
il cervello, dovremmo riuscire in qualcosa). Lo schieramento del no
alla guerra è formato da "rossi" e da "neri", e da qualcuno
del "centro". I generali Schwarzkopf, Zinni e Clark (che con motivazioni
diverse si sono espressi negativamente circa l'operazione bellica
che si sta per intraprendere), difficilmente possono essere definiti
pacifisti o no-global (qualcuno li potrebbe definire in certo senso
pacificatori, ma pacifisti proprio no. E men che meno no global),
o "rossi": eppure anche loro paventano i rischi di questa operazione,
anche loro sono contro questa guerra. La guerra è sempre una sconfitta, per tutti, repetita iuvant . E in questo caso
più che mai.
Contarsi senza contare non serve. Suggerimenti affinché
contino le nostre opinioni
E anche se siamo in tanti, per chi decide siamo in pochi. Però
abbiamo un'arma, e se vogliamo invertire il corso della storia -mai
avvenuto certo, ma è degli stoici combattere le battaglie in
cui si crede, anche sapendo che si perderanno. Non sempre è
da fessi essere stoici- dovremmo usarla: di
qualunque schieramento politico siamo, per qualunque partito abbiamo
votato, se i nostri rappresentanti sono tra coloro che hanno aderito
alla guerra, togliamogli il mandato: la prossima volta non votiamoli.
Magari diamo il voto a un altro dello stesso partito, uno che ha fatto
dei distinguo: sarà comunque un segnale (meglio sarebbe se,
pur turandoci il naso, lo dessimo a un altro di un partito attiguo).
Così creiamo scompiglio senza dover rinunciare alle nostre
idee. Il caos mette paura, e la paura di perdere "la poltrona" è
la più brutta che ci sia. Per taluni.
Non lasciamoci buggerare dai "ma
ha deciso il mio partito, non avevo voce in capitolo, anche se esprimevo
dissenso non avrei cambiato alcunché": se abbiamo votato un
parlamentare o un consigliere che non ha asservito il nostro dissenso,
non votiamolo la prossima volta. E possibilmente, ripeto, votiamo
per un partito geneticamente vicino al nostro, ma non il nostro, se
non ha propugnato le nostre ragioni.
Non possono non assecondarci la
prossima volta, quando diremo a loro, ai nostri rappresentanti, di
non fare qualcosa.
Non c'è altro modo, per
contare. Contarsi non serve, se non si conta.
Sorella Angela Musolesi
Presidente Edizioni Carismatici Francescani
8 maggio 2003
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