Inginocchiarsi davanti all'Agnello immolato per donare
all'umanità la gioia eterna si può (e si dovrebbe fare)
1- Niente Ostia a chi si inginocchia. E il
Vaticano striglia i "liberal" di Andrea Tornielli(da "Il Giornale" del 31 Dicembre 2002)
Inginocchiarsi in chiesa è sempre
più difficile. E i vescovi americani hanno addirittura
tentato di vietarlo a quei fedeli che lo facevano nel
ricevere la comunione. Ma il Vaticano è intervenuto
definendo l'assurdo divieto "un abuso pastorale".
Quella che arriva da Oltreoceano è una notizia che ha
dell'incredibile: la commissione liturgica della
conferenza episcopale americana ha comunicato per
iscritto nei mesi scorsi che è "illecito"
inginocchiarsi davanti al prete o al diacono che
distribuisce l'eucarestia. "La postura regolare per
ricevere la santa comunione - si legge nella nota -
dovrebbe essere quella di stare in piedi.
Inginocchiarsi non è lecito nelle dioceso americane".
Com'è noto, fino alla riforma liturgica
post-conciliare, la comunione veniva distribuita ai
fedeli che si inginocchiavano davanti alla balaustra che
separava la zona dell'altare da quella dell'assemblea.
Successivamente la pratica è stata abbandonata e oggi
per ricevere l'eucarestia ci si mette in fila indiana
davanti al sacerdote. Qualcuno però ha mantenuto la
vecchia abitudine, considerata come fumo negli occhi dai
prelati americani. In diverse diocesi è accaduto che il
parroco abbia negato la particola a chi si trovava in
ginocchio, intimandogli di alzarsi. E la Conferenza
episcopale, invece di invitare alla clemenza chiedendo
che siano rispettate le diverse sensibilità dei
parrocchiani, ha pensato bene di proporre un regolamento
che dichiarasse fuorilegge gli incauti che piegavano le
ginocchia. Molte lettere di protesta sono arrivate alla
Santa Sede e così il cardinale Jorge Arturo Medina
Estevez, oggi prefetto emerito della Congregazione per
la dottrina della fede, che viene pubblicata sull'ultimo
numero di Notitiae, il bollettino del
dicastero.
"La Congregazione è preoccupata - si legge nel
documento, firmato dal porporato e controfirmato dal
Segretario, l'arcivescovo Francesco Pio Tamburrino -
perchè ha ricevuto un gran numero di lamentele da varie
parti e considera il rifiuto di dare la comunione a un
fedele sulla base della sua postura costituisca una
grave violazione di uno dei diritti fondamentali dei
fedeli".
"La posizione in ginocchio - continua la lettera
vaticana - non costituisce motivo di negare la
comunione. Il cardinale Joseph Ratzinger ha recentemente
sottolineato che la pratica dell'inginocchiarsi ha dalla
sua parte una tradizione di secoli e indica
espressamente un segno di adorazione nella luce della
vera, reale, sostanziale presenza di Nostro Signore Gesù
Cristo sotto le specie consacrate". La Santa Sede chiede
quindi ai vescovi di vigilare e di "istruire con
fermezza" i preti che hanno negato la comunione. "I
sacerdoti - si legge ancora nella lettera - dovrebbero
capire che la Congregazione esaminerà in futuro con
grande serietà lamentele di quersto tipo e se verificate
come vere intende procedere con azioni disciplinari
adatte alla gravità di questo abuso pastorale".
La precisazione vaticana ha, ovviamente, un valore
universale. Eppure il divieto americano appare come la
punta dell'iceberg di un fenomeno diffuso anche in
Europa e in Italia. Nelle nuove chiese, infatti, tendono
a scomparire gli inginocchiatoi, sostituiti da sedie e
seggiole, più maneggevoli e certamente più funzionali
quando si tratta di aumentare o diminuire i posti
disponibili. Il Nuovo Messale Romano, prevede che il
fedele possa seguire l'atto liturgico della
consacrazione del pane e del vino, culmine della
celebrazione, sia in ginocchio, sia in piedi. La
scomparsa degli inginocchiatoi però di fatto induce
tutti a comportarsi in un unico modo: non è facile,
infatti, soprattutto per persone di una certa età,
genuflettersi a terra. E' interessante notare, poi, come
questa tendenza sia favorita con spiegazioni teologiche.
Si dice che stare in piedi significa avere "la dignità
di figli", mentre inginocchiarsi farebbe venire meno
questa dignità. C'è chi giustifica lo stare alzati
dicendo che è più consono alle origini del
cristianesimo. Su un recente numero del mensile La
vita in Cristo e nella Chiesa, periodico delle
Discepole del Divin Maestro dedicato alla formazione
liturgica, si poteva leggere un commento nel quale il
suggerimento di stare in piedi era accompagnato
dall'equiparazione fra il celebrante e i fedeli: "Stiamo
esercitando il nostro sacerdozio, stiamo offrendo noi
stessi... l'offerente non si inginocchia, sta in piedi
tutto pronto e tutto dato. Non si inginocchia come se
adorasse un sacrificio di un altro da sè".
Questo, come altri segnali - ad esempio gli abusi
liturgici documentati e accertati in diversi Paesi
anglosassoni dove in alcuni casi le ostie consacrate
alla fine della Messa vengono rimesse tra quelle
sconsacrate - potrebbero far pensare che a volte sia lo
stesso clero a non credere più nella presenza reale del
corpo e sangue di Gesù nell'ostia consacrata. E pensare
che, invece, il Concilio Vaticano II si attendeva dopo
la riforma liturgica una rinnovata devozione verso
l'eucarestia. Scriveva infatti Paolo VI nell'enciclica Mysterium
fidei (1965): "Dalla restaurazione della sacra
liturgia noi speriamo fermamente che scaturiscano
copiosi frutti di pietà eucaristica". Nella Chiesa di
oggi capita invece che si tolga la parrocchia al prete
che sfila con i no-global, ma sull'altare si conceda di
tutto: di ballare, di celebrare con i burattini, di
accorciare a piacimento il Credo e magari anche di
negare la comunione al fedele "reo" di essersi
inginocchiato davanti al Santissimo.